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TRAVEL

Valdirose e Val d’Orcia, uno spettacolo di luci ed ombre

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Il periodo che più amo per viaggiare va da Aprile a Giugno e da settembre a fine ottobre  (ed è anche l’unico possibile, visto il lavoro che faccio). Questi, credo siano i mesi migliori, per me che non amo affatto la confusione. Se ci si trova in l’Italia, lo scenario che da sud porta al nord è quello di  paesaggi incantevoli, di  natura rigogliosa e di tranquillità che si percepisce da tutti i fronti.

Quest’anno in occasione di un workshop mi sono ritrovata nella mia amata Toscana (circa un paio di volte l’anno ci faccio la capatina).

 Soprattutto, ho coronato il desiderio di anni di voler visitare un luogo che per tanto ho inseguito con i miei sogni

Se siete a Firenze amate questa città, ma non volete vivere il movimento dei tanti turisti che l’affollano, Lastra a Signa, comune di circa 20.000 abitanti potrebbe essere il luogo giusto.

Se poi siete amanti dello stile country e rilassante, del mood slow living, il b&b Valdirose fa al vostro caso.

Al mio, di certo!

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Dopo circa 700 Km di auto, arriviamo di notte al Valdirose, dove ad attenderci c’è il gentilissimo Paolo, padrone di casa. L’ora e la stanchezza di un lungo viaggio pieno di fuori programmi, non ci da modo di scambiare molte chiacchiere, ma già percepisco la magia del luogo e decido di godermi tutto al mattino dopo un lungo e confortevole sonno.

In camera un meraviglioso pavimento in parquet antico, montato a spina di pesce, dona un’air d’antan, tessuti dai toni chiari e leggeri come il lino, piccoli fiori di lillà e un’atmosfera piena di romanticismo giocano a coccolarci.

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Le mattine al Valdirose, non sono solo semplici mattine.

Un gruppo di nuovi e folli amici mi accolgono con entusiasmo.

I colori, i dettagli della colazione disposta su un vecchio tavolo nella veranda della casa padronale subito mi stordisce per tanta bellezza. Da ogni dove si guardi , si percepisce amore e dedizione per questo luogo, nella cura della mise en place di oggetti che hanno un vissuto, dalle torte fatte in casa, ai fiori raccolti.

Tutto ciò che gira intorno al Valdirose, sembra parli d’ amore.

Le colazioni, lunghe e lente che  permettono di conoscerci meglio, scambiare pareri su esperienze e goderci

un momento di vita  e vero relax.

Si comprende bene che qui c’è una gran mano, quella femminile, di Irene, che da perfetta padrona di casa, insieme al marito Paolo, (suo braccio destro ) accoglie gli ospiti

facendoli sentire a casa propria.

Marmellate, caffettiere, burro, torte e latte si confondono nello charme delle vecchie porcellane, fiorellini di stagione profumano la stanza e la luce che filtra dalla paglietta del soffitto

regala a tutti noi sfondi e scenari per fotografie dai dettagli unici.

Qui nulla è lasciato al caso sia negli interni che negli spazi esterni che ben si fondono tra loro, tutto è al proprio posto, senza alcuna sbavatura ed eccesso.

Sobrio, essenziale, ricercato ed elegante.

Un luogo dal sapore di un tempo, carico di un’energia che sembra arrivi da ogni  centimetro di questo bel casale di famiglia che Irene e Paolo sapientemente hanno saputo coltivare negli anni rendendolo un luogo unico e pieno di romanticismo utilizzato anche per set di servizi fotografici.

Un gioco fantastico di luci e ombre dettano la magia del Valdirose a seconda delle ore del giorno.

Vecchie stoviglie stile  Inglese si intravedono dalla dispensa, il privato diventa pubblico destando la curiosità di tutti.

 

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Questa volta assaporo la bellezza di Firenze sotto un’altra luce.

Se siete qui e vi trovate di sabato, come me siete amanti folli di oggetti vintage, bene!  Assolutamente non potete  perdervi il mercatino dell’usato di Bientina (circa 60 km da Firenze).

Lo segnalo in modo particolare perchè oltre a trovare tanti banchi di vario genere, ho trovato che gli oggetti fossero davvero particolari e assolutamente a buon mercato, dai tessuti antichi e ricamati, agli utensili, abat jour, oggettistica varia e soprattutto le porcellane.

Il mio è stato un bottino pieno e ricco che mi ha regalato tanta soddisfazione.

Il resto del tempo è stato dedicato al workshop e solo il rientro mi ha permesso di allungarmi in zona Val d’Orcia che non avevo mai visitato.

 

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In questa zona il verde e la dolcezza delle colline la fanno da padrona, un paesaggio mozzafiato dove lo sguardo si perde tra lunghi corridoi di cipressi e spazi immensi di verde.

La prima sosta è toccata al comune di Montalcino, famoso per il suo preziosissimo vino, per la fortezza, la Chiesa di Sant’Agostino e il palazzo dei Priori.

Ricco di negozietti di souvenirs, vini  e salumerie.

San Quirico d’Orcia, la cappella della Madonna di Vitaleta in piena campagna, Pienza, Bagno Vignoni, Asciano sono altri luoghi nei dintorni che proprio non potete perdervi, sempre che non rimaniate sopraffatti dalla campagna che li circonda, proprio come è accaduto a me. Rapita da una luce brillante, pulita, ho fermato l’auto a bordo strada ed ho percorso a piedi sentieri di rara bellezza, per godermi a pieno questo paradiso.Questa zona è anche ricchissima di bagni termali, ideali per weekend romantici e rilassanti.

Come sempre, racconto di luoghi, cibo e persone che segnano il mio cuore e anche questa volta  al mio rientro, porto con me un pezzo di Toscana, quella dei colori, luci, paesaggi, gastronomia e cultura che mi lasciano con un’ unico desiderio, quello di ritornare il più presto possibile.

 

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FOOD

I miei dolci cookies dal sentore affumicato

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In occasione delle grandi feste, che si tratti di Natale, Pasqua, befana o compleanni, da sempre la nostra casa

( e per nostra intendo quella di mia mamma, di mia sorella e la mia) si riempie di dolci.

Smaltire tutto questo zucchero non è proprio facile, nel senso che siamo talmente tanto golose, che in breve spazzoliamo via tutto.

Quest’anno causa del mio peso in leggero aumento ho rinunciato al cioccolato delle uova Pasquali sino a qualche giorno fa, sperando che mio marito o qualche ospite di passaggio lo terminasse prima del mio sopravvento.

Purtroppo tutto ciò non è accaduto!

In previsione delle alte temperature e per timore di buttarlo via ho provveduto a far fuori del tutto il cioccolato avanzato.

Questa volta mi sono messa alla prova con un classico della bakery Americana, i Cookies.Come sempre ho applicato delle varianti alla classica ricetta, quali farine integrale,  farro e  sale affumicato che trovo abbia dato un tocco davvero particolare a questi biscottoni che tanto amo.

Naturalmente dopo averli preparati con tanto amore e dedizione, ho realizzato dei pacchetti carini  e destinati ad altre gole ;))

 

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COOKIES INTEGRALI CON SALE AFFUMICATO

Questi cookies, non risultano affatto molto dolci e trovo che l’abbinamento del sale affumicato con il cioccolato extra fondente sia perfetto.

Ah! Lo confesso,la scelta delle farine integrali e farro, è ricaduta perchè in dispensa non avevo altro!Risultato alquanto interessante.

 

INGREDIENTI

  • 125 g di Farina Integrale
  • 100 g d farina di farro
  • 150 g di zucchero di canna
  • 125 g di burro
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaino di sale affumicato
  • 180 g (ma anche più) di cioccolato fondente extra

PROCEDIMENTO

  • In una ciotola, lavorate con una frusta lo zucchero, sale e il burro che avrete sciolto a bagnomaria.
  • Aggiungete l’uovo e continuate a mescolare bene.
  • Unite poi le farine e il bicarbonato setacciato e mescolate con un lecca pentola.
  • Una volta compattato l’impasto unite il cioccolato fatto a pezzi e mescolate.
  • Avvolgete l’impasto in pellicola e fate riposare per 20 minuti in frigo.
  • Riscaldate il forno a 180° C.
  • Nel frattempo con l’aiuto di un cucchiaio prendete l’impasto e disponete distanti uno dall’altro le palline di biscotti.
  • Non preoccupatevi se sono irregolari e tenete presente che in forno aumenteranno di volume.
  • Cuocete per 12/15 minuti e attendete che si raffreddino su una gratella prima di addentarli.
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FOOD

Pappardelle con farina di castagne alla vignarola

 

 

Il passato ritorna sempre nelle nostre vite, a volte per sorprenderci e ne siamo ben felici, altre per deluderci e vorremmo solo cancellarlo, ma fa parte delle nostre esistenze,

e dovremmo imparare a gestirlo.

Siamo oggi quel che la nostra storia ci ha segnato, le esperienze lentamente ci plasmano per renderci ciò che siamo.

Il passato torna anche in cucina, da una vecchia lettura fatta, ricordi, insegnamenti,

tutto riaffiora nei nostri piatti e nelle ispirazioni.

Quella di oggi, una ricetta legata ad un bellissimo ricordo.

Fine Giugno di un lontano 2000, caldo torrido, Roma, una città in delirio, presa d’assalto da turisti di ogni luogo.

Un ristorantino, Piazza Mignanelli, un piccolo tavolo in marmo da bistrot, due vecchi calici di vino bianco.

Due giovanissimi noi, io, un corpicino scolpito di ventenne strizzato da un tubino di raso nero, lui camicia celeste in lino, pieno di una bellezza disarmante.

Intorno tutto ride, l’entusiamo di un giovanissimo amore, i cin cin, il chiacchiericcio e le risate dei turisti un pò brilli, la presenza di donne bianche e biondissime,

nell’aria tutto tace, solo il caldo incombe. Da una piccolissima porta del retro ristorante giunge un odore di fritto, sugo, arrosto, siamo nel cuore della cucina Italiana per eccellenza.

Un accaldato cameriere in divisa bianca, lascia sul nostro tavolo una tagliatella che solo a guardarla le papille gustative festeggiano.

 

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In ricordo di una una torrida serata di Giugno, ho provato e riprovato a replicare quello che è uno dei piatti più buoni mai assaggiati.

Oppure sarà stato il bel ricordo a renderlo tale.

Questa una mia versione di vignarola, con pasta di farina di castagne fatta a mano.

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PAPPARDELLE CON FARINA DI CASTAGNE ALLA VIGNAROLA

Questa ricetta della cucina tradizionale Romana, prevede le tagliatelle come tipologia di pasta e l’aggiunta della lattuga che io non ho utilizzato.

Un piatto che amo per la presenza di tutto il buono che c’è in primavera e per la sua spiccata nota acida.

 

INGREDIENTI

PER LA PASTA

  • 200 g di Farina di castagne
  • 100 g di farina bianca
  • 2 uova
  • sale ed acqua q.b.

PER IL CONDIMENTO

  • 3 carciofi
  • 2 cipollotti
  • 150 g di fave
  • 150 g di piselli
  • sale olio e pepe q.b.
  • Pecorino (Romano se possibile)
  • Vino bianco
  • 1 limone
  • Basilico e menta

PROCEDIMENTO

  • Su di una spianatoia create una fontana con le farine, al centro metteteci le uova e un pizzico di sale e iniziate a lavorare.
  • Aggiungete poca acqua per compattare l’impasto, create una pallina e lasciate riposare la pasta coperta con pellicola in moda che non secchi.
  • Nel frattempo, pulite i carciofi dalle foglie dure, tagliateli a fettine e lasciateli in acqua e limone affinchè non anneriscano.
  • Sgranate fave e piselli sciacquateli,  pulite i cipollotti e tagliate a rondelle.
  • In una padella ampia fate sudare in olio evo i cipollotti.Dopo averli ben scolati aggiungete i carciofi,  e fate cuocere a fuoco lento.
  • Non lasciate che i carciofi si secchino, aggiungete dell’acqua o meglio del brodo.
  • Unite poi fave e piselli, sfumate con del vino bianco, salate e pepate e continuate la cottura lentamente a fuoco basso con coperchio.
  • Torniamo alla pasta.Potete tirala a mano con matterello,  diversamente con la macchinetta.
  • Stendetela sottile di circa mezzo millimetro.Una volta stesa la sfoglia arrotolatela dai due lati e tagliate alla misura desiderata.
  • Adagiate le pappardelle su un vassoio infarinato.
  • Fate bollire dell’acqua in pentola con sale e giro di olio per non far attaccare la pasta.
  • Fate cuocere le pappardelle e una volta scolata, versatela nella padella con il condimento.
  •  Assicuratevi che tutti gli ingredienti siano ben cotti e ancora umidi.
  • Fate amalgamare la pasta con il sughetto.
  • Fuori dal fuoco aggiungete formaggio, basilico o menta a piacimento.
  • Pronti per impiattare.
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LIFESTYLE

Orticola 2018, Al piacer nostro

 

Quando hai un blog e inizi a circondarti di gente nuova, non immagini mai chi potresti realmente conoscere, incontrare
e sapere chi davvero ti piacerà. Con alcune trovi una gran sintonia, con altre condividi allegria e complicità,
altre proprio non le mandi giù e poi ce ne sono di rare, con le quali da subito capisci che è come se le conoscessi da sempre
e allora ti armi di voglia di incontrarle e semplicemente confermi quel che pensavi.

Questa una prefazione doverosa, di un articolo (il primo a dire il vero) che non verrà firmato da me.

Ancora una volta è accaduto ad un tavolo, imbandito di buon cibo (toscano questa volta)  tra fiorentine e calici di chianti, baciate da un sole primaverile che ho conosciuto lei, Alessandra.

Semplice, raffinata, apparentemente taciturna, un vulcano dentro, pronta a tirar fuori il meglio.

Livornese, classe’62, studi di design a Firenze, un occhio attento e pulito ha curato rubriche di interior e di design.

Le chiamano contributors, lei per me sarà di più, i miei occhi in giro per l’Italia, questo il suo ingresso,
il racconto di uno degli eventi più glamour di Milano….

 

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L’atmosfera si percepisce già arrivando nei dintorni dei Giardini Indro Montanelli.

Signore elegantemente vestite si aggirano nelle vie circostanti il parco milanese con abiti e cappelli fioriti,
altre portano orgogliose grandi borse, dove fanno capolino splendide peonie Coral charm  o profumatissime rose
Gentle Hermione appena acquistate.

Questo è Orticola!

La mostra mercato di fiori e piante che ogni anno per tre giorni fa esplodere di colori e profumi la città di Milano, accompagnata da tante iniziative diffuse per le vie del centro, laboratori, aperture straordinarie
e vetrine allestite per l’occasione con bouquet d’autore.

 

 

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La manifestazione è organizzata da Orticola Lombardia, associazione senza scopo di lucro che raccoglie fondi da destinare
al verde cittadino, e noi di Accade in Tavola, sempre alla ricerca del bello da raccontare, non potevamo mancare.

Arrivo a Orticola in tarda mattinata, è venerdì, ma appena varcato l’ingresso di Piazza Cavour, allestito con una piccola serra da vivaio all’apice della sua fioritura primaverile, l’aria che si respira è quella dei giorni di festa.

Appassionati del verde di ogni età si godono la bella giornata di sole girovagando tra le aiuole, ognuno a suo modo,
ognuno a suo piacere.

Ed è proprio il piacere il filo conduttore di quest’anno, “Al piacer mio” il tema.

Il piacere che ognuno di noi riceve dal verde che lo circonda, che sia quello di un parco, del proprio giardino,
del terrazzo di casa o di un semplice vaso sul davanzale.

Il piacere dei vivaisti e degli espositori presenti, manifestato attraverso la varietà di piante e fiori che,
con cura e passione hanno scelto per noi.

 

 

Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle,
questo basta a farlo felice quando lo guarda”
Il Piccolo Principe

E noi di Accade in tavola, oggi, ci sentiamo ospiti felici.

 

Written by  Alessandra Dani

 

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FOOD

confettura di fragole e timo limone

 

Che in cucina sia davvero difficile creare qualcosa di nuovo, ne sanno le persone che ogni giorno lavorano con il cibo, che si tratti di ristoratori , addetti al settore o gente comune.

Inventare un piatto, una ricetta è un lungo lavoro fatto di studi, ricerche, tentativi , applicazioni di nuove tecniche e infinite prove di accostamenti e nuovi ingredienti.

Quello che, fortunatamente, facciamo a casa, noi comuni mortali, è piuttosto tentativo di ricreare ciò che già esiste, revisionare delle ricette o provare nuovi accostamenti.

Di fatto non sono nostre ricette, o meglio, lo sono solo in parte.

Mi spiego, il più delle volte mi imbatto nella situazione di chiedermi se la ricetta sia mia, di mia mamma, di chi mi ha ispirata o della cucina che l’ha cotta!

In verità gli input in tema di food sono talmente tanti che il collage è subito fatto.

Quella che vi propongo oggi, è un must di famiglia, sulla base della ricetta di fragole di mia mamma ho voluto semplicemente aggiungere una nota aromatica presente sul terrazzo di casa mia, del timo limone, che trovo gli dia un tocco davvero interessante.

Certa di non aver inventato nulla, ma riproposto sulla base di un classico casa Russo, un piccolo fuoriprogramma, la mamma non si offenderà e magari qualcuno, provandola apprezzerà ; )

 

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CONFETTURA DI FRAGOLE E TIMO LIMONE

Solitamente per la preparazione delle confetture utilizzo la frutta non freschissima, così facendo arricchisco il prodotto finito di zuccheri naturali e risparmio in termini economici, il mio fruttivendolo riserva sempre uno sconticino per questa frutta matura.

La confettura di fragole è perfetta per le colazioni e le merende, in questo caso ho tostato del pane e l’ho arricchito con ricotta fresca (Caseificio Calò di Santeramo in colle).

 

INGREDIENTI

  • 1 kg di fragole
  • 1/2 limone
  • 200 g di zucchero di canna
  • 3 rametti di timo limone

PROCEDIMENTO

  • Iniziate lavando le fragole delicatamente e privandole della parte verde.
  • Riducete  a pezzi e fate cuocere in tegame con lo zucchero, una bella spremuta di mezzo limone.
  • Aggiungete i tre rametti di timo limone e lasciate cuocere sino a cottura desiderata.
  • Fate raffreddare la confettura e invasate in contenitore sterilizzato.

 

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FOOD

Carciofini sott’olio, la poesia in un boccaccio.

 

Che i social siano un gran mezzo per la comunicazione, lo sapevamo e sappiamo anche di come e quanto, molte volte vengano usati in maniera assurda, errata e fortunatamente tante altre lasciano posto a messaggi divertenti e fanno sì che qualche brutto pensiero della giornata se li porti via.

Devo ammettere che sono una ig addict, ma l’altro giorno mi sono soffermata su un post simpaticissimo che girava su facebook al quale ho riso tanto.

A dire il vero si trattava di qualcosa di semplicissimo, ma mi ha fatto sorridere, riflettere e venir voglia di preparare una ricetta che in casa mia è sempre esistita e che mai ho preparato.

Tornando al post, si trattava di una foto di un barattolo di carciofi sott’olio con su  scritto: “Si chiama Boccaccio, perchè dentro c’è poesia”.

Che stupida,  penserete!

 

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Ed è verissimo, quanto amore e poesia ritroviamo in questi scrigni di vetro! Conservano tutta la bontà di un prodotto. Ricordo quelli che avevo nella dispensa quando ero all’università, nemmeno si trattasse di caviale, si toccavano solo nelle grandi occasioni, li centellinavo per timore che finissero, e ad ogni assaggio era un”Wow,  ma questi vengono da giù?”

Al di là da dove arrivassero, si trattava di una vera leccornia, un bene da preservare e custodire gelosamente.

Le conserve, marmellate, sottoli sono davvero dei tesori nelle dispense di ogni casa, salvano le cene, arricchiscono gli aperitivi, sono gustosi su focacce e pizze, ottimi per gli spuntini di ogni ora. e soprattutto perfetti nelle insalate.

E da tanta poesia, vi regalo la ricetta storica, quella che mia nonna ha sempre fatto, mia mamma e mia zia  continuano a fare e  io per la prima volta replico…assicuro che si fa fatica a farli durare in credenza.

 

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CARCIOFINI SOTT’OLIO

I miei preferiti in assoluto, croccanti, saporiti, appena acidulati e quel fresco profumo d menta.Consiglio di non farli cuocere troppo…devono scrocchiare sotto i denti 😉

 

INGREDIENTI

  • 2 Kg  di CARCIOFINI
  • 4 LIMONI
  • MAZZETTO  DI MENTA
  • 2 SPICCHI DI AGLIO
  • OLIO EVO Q.B.
  • SALE Q. B.
  • 1 Lt  DI ACETO DI VINO BIANCO

PREPARAZIONE

  • Pulite i carciofi, privateli delle foglie e del gambo, tenete il cuore.
  • Strofinateli con del limone e immergeteli in acqua acidulata (limone).
  • In un tegame molto capiente mettete a bollire i carciofi e limoni in acqua e aceto.
  • Aggiungete il sale.Il tempo del bollore, fate cuocere per pochi minuti e scolateli su un canovaccio.
  • Fateli asciugare e raffreddare bene prima di metterli in vasetto sterilizzato.
  • Unite menta e aglio a pezzi in base al vostro gusto, disponete in maniera ammassata i carciofini e alla fine ricoprite ben ben con dell’ottimo olio extra vergine di oliva.
  • Se riuscite conservateli…diversamente dovrete prepararne altri!
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FOOD

Flan di asparagi selvatici

 

 

L’arrivo dei primi tepori, ed è subito tempo trascorso fuori casa, ovunque e il più possibile.

A dire il vero, la primavera  è sempre troppo breve per esser goduta a pieno, il tempo di realizzare che sia giunta ed è subito estate.Voglia di leggerezza, semplicità, sole che bacia e vento che sfiora, centimetri di pelle scoperta, pronta a raccogliere i primi tiepidi raggi di sole.

Voglia di lunghe passeggiate in campagna, alla scoperta di nuovi scorci per donare alla vista il piacere di paesaggi conservati da un lungo inverno.

Ed e così che si passa al cambio stagione, gli armadi iniziano a svuotarsi dei caldi e ingombranti maglioni, dei collant 100 denari, stivali, cappotti e quant’altro per far posto a t-shirt, vestitini leggeri e pantaloni in lino.

Non so voi, ma questo per me è il momento della tragedia.Un’intero armadio svuotato, riversato sul letto, sedie e ovunque ci sia un centimetro di piano, chili e chili di roba che dev’esser lavata, regalata, stirata e poi ancora piegata e sistemata per tipologia di tessuto  e colore …passano circa quindi giorni prima che la stanza stile accampamento ritrovi la sua normale luce.

Io, detesto questo momento!

La scusa è buona per scappar di casa e andarsene in giro, godersi l’arietta e perchè no, andar per asparagi.

 

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Piacevolissimo questo contatto con la natura e poi volete mettere la soddisfazione di portare a casa il bottino?

La zona centro-meridionale dell’Italia è piena di questa delizia, l’asparago selvatico è possibile trovarlo da marzo sino a giugno.Ho scoperto solo di recente che in molte zone d’Italia, la raccolta è seguita da un preciso regolamento per la salvaguardia delle zone naturali e boschive.Quindi è fondamentale informarsi prima di avventurarsi e comunque consiglio di munirsi di un bastone per  allontanare tra i cespugli eventuali serpenti che in questo periodo abbondano.

Tornando all’asparago selvatico, è caratterizzato da un gusto molto più intenso rispetto a quello coltivato, soprattutto è ricco di sali minerali, di vitamina A,E (antiossidante) ha proprietà diuretiche e antiossidanti.

Oltre tutti questi benefici, naturalmente è  buonissimo da mangiare e la  caratteristica del gusto amarognolo, fa sì che s’abbini con diversi altri ingredienti.

Da una scampagnata di qualche giorno fa è venuta fuori questa ricettina, che ho utilizzato come secondo piatto per uno dei miei pranzi in terrazza.Ottimo anche come antipasto o da esser consumato fuori casa. Puo’ esser conservato in frigo per due o tre giorni.

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FLAN DI ASPARAGI SELVATICI E RICOTTA

Per ottenere dei flan soffici e chiari dovete semplicemente versare in cocotte l’impasto e poi riempire una teglia di acqua per inserirle a bagnomaria e cuocerle in forno.Per questa ricetta ho usato il pecorino Lucano di Moliterno, in alternativa potete usare altro pecorino, purché non molto stagionato.Per la ricotta ho utilizzato quella del Caseificio Calò.

INGREDIENTI

  • 200 g di asparagi selvatici puliti
  • 100 g di sponsale pulita
  • 300 g di ricotta vaccina
  • 2 uova bio
  • 3 cucchiai di pecorino canestrato di Moliterno
  • olio,sale, pepe, noce moscata, grattata di scorza di limone

PROCEDIMENTO

  • Pulite gli asparagi, tenendo da parte solo la parte tenera.Pulite anche la sponsale (in alternativa usate il porro).
  • Tagliate e fate appassire dolcemente in una padella con un giro di olio e sale.
  • In una ciotola lavorate la ricotta , le uova, il formaggio grattuggiato, un pizzico di noce moscata e della scorza di limone.
  • Unite alla crema di ricotta gli asparagi leggeremente raffreddati e girate.
  • Ungete degli stampi o cocotte in porcellana e  versate l’impasto.
  • Adagiateli in una teglia con dell’acqua e fate cuocere in forno ventilato, preriscaldato 180° C a bagnomaria per circa 25/ 30 minuti.
FOOD

lemon curd piove, da un albero di limoni

 

Qualche anno fa un albero di limoni del giardino dei miei suoceri produsse limoni in quantità smisurata, forse la posizione favorevole o l’acqua che aveva ricevuto, fece venir fuori limoni, come piovessero dal cielo.

Fu in quell’occasione che pur di non perderne nemmeno uno iniziai a scoprirne ricette  di diversa provenienza, usi diversi del limone e le sue caratterisiche.

Rinomate sono i suoi straordinari benefici dalle proprietà depurative.

Il suo succo, se accompagnato da acqua tiepida favorisce la digestione, aiuta a mantenere pulita la pelle, depura il fegato, previene raffreddori, bilancia il ph dell’organismo, rinfresca l’alito e poi ancora elimina i cattivi odori dalle mani, se accompagnato da miele calma tosse e mal di gola.

Di tanto in tanto alle mie creme di bellezza, alterno questo rimedio naturale per lo scrub viso:

Un cucchiaino di olio evo

Un cucchiaino di limone

                   Un cucchiaino di zucchero di canna

Lo massaggio delicatamente sulla pelle e mi ritrovo un incarnato liscio, tonico e pulito.

Il limone è anche un ottimo alleato per la pulizia del rame, avendo una bella serie di pentole che uso per le mie ricette, trovo che il succo di limone sia un’ ottima alternativa ai prodotti chimici.

 

 

Bene, detto questo, passerei alla descrizione della mia ricetta del cuore a base di questo preziosissimo agrume.Suggerisco, per chi non avesse alberi di limone di proprietà, di utilizzare sempre quelli biologici, in modo da poter sfruttare anche e sopratutto la sua scorza che trovo sia perfetta in tutte le ricette, dal dolce al salato, dagli  aperitivi ai secondi.

Ricetta di origine anglosassone, la lemon curd è una crema dal gusto intenso di limone. La si può accompagnare con del pane, consumata al mattino per la colazione, ottima con le frolle, di solito la preferisco in doppia frolla e cotta in forno.

Questa che vedete in foto è  in frolla monoporzione, trovo sia ideale per le cene dove ci sono tanti ospiti, sicuramente si presenta molto invitante.

 

 

LEMON CURD

Per questa ricetta semplice e veloce avete bisogno solo di 4 ingredienti e devono essere di ottima qualità. Limoni non trattati, uova di allevamento a terra, se possibile  bio e il burro di ottima qualità.Io ho utilizzato quello del caseificio Calò di Santeramo in colle, azienda che lavora il latte dal 1936.

La lemon curd puo’ essere conservata sino a dieci giorni in frigo in vasi sterilizzati.

 

INGREDIENTI

  • 3 Limoni bio
  • 2 Uova
  • 50 g d burro
  • 100 g di zucchero

PER LA RICETTA DELLA FROLLA VEDI RICETTA   IL TEMPO DELLE MELE, PARTE I

PREPARAZIONE

  • Lavate i limoni e grattugiate la scorza, solo la parte gialla, altrimenti risulterà amara e spremeteli (eliminate eventuali semi).
  • In una casseruola a bagnomaria, sciogliete il burro.
  • A parte lavorate le uova e zucchero che aggiungerete al burro una volta sciolto.
  • Unite anche succo e buccia di limone e continuate la cottura mescolando con un cucchiaio di legno fino a quando si sarà addensata.
  • Lasciate raffreddare prima di gustare.

 

 

FOOD

Un uovo,tra l’analogico e il digitale

 

 

Qualche anno fa, il tema di un esame universitario di antropologia riportava: ‘Tra analogico e digitale’.

Per me fu subito panico, immaginavo la paranoia che ne sarebbe derivata da un tema che solo il titolo mi metteva angoscia.

Mi balenavano in mente argomenti di digitalizzazione, pc e tutti quegli ingranaggi moderni  che nemmeno oggi mi appartengono.

Probabilmente, anzi, certamente, non ne avevo lontanamente compreso l’argomento che avremmo trattato, dico solo che, tutt’oggi è uno dei pochi esami che ricordo con entusiasmo.

Lo studio si muoveva sull’analisi del cambiamento e differenze di alcune culture.In modo particolare tra quelle che ancora vivono in piccole comunità e interagiscono attivamente tra loro, conseguendone atteggiamenti di socializzazione e condivisione.

Tutto questo rientrava nelle comunità definite analogiche, dove i rapporti erano soprattutto quelli di vicinato, di cooperazione diretta, dove il materiale, fattibile e pragmatico erano all’ordine del concetto.

Poi vi era la comunità digitale, quella urbana, sviluppata nelle grandi città, questa una comunità differente dove tutto è scandito da un tempo fatto di numeri e non di spazio, dove interagire tra persone avviene con mezzi diversi dalla parola…

dove insomma se hai bisogno delle uova alle 21,00 di sera non bussi alla Signora Maria che è al nono piano e le chiedi : ‘ Ciao, Maria, me le passi 2 uova?’

L’analisi di queste due tipologie di comunità metteva in risalto di come non solo la modernizzazione e tutti gli altri fattori avessero contribuito al cambiamento di comportamenti all’interno del gruppo, ma come anche le disposizioni urbanistiche avessero dato il loro contributo.

Nelle strutture che si sviluppano orizzontalmente (case dei piccoli paesi o dei centri storici),  i rapporti di vicinato sono fondamentali,  tutto avviene per passaparola, in queste dinamiche ritroviamo la comunità analogica. Al contrario nei palazzi alti, nei grattacieli, interazioni e scambi avvengono tramite trasporto e digitalizzazione.

 

 

Non mi dilungo oltre su questo argomento, ma rivedevo in quelle letture i racconti sentiti da bambina, una comunità che avevo vissuto da piccola e che mi apparteneva.

Dei tempi del post guerra quando non c’era cibo, non c’era nulla e il vicino di casa (anche colui che non era legato da rapporti di parentela) aiutava.Una condizione quasi necessaria per la sopravvivenza.

Da piccola ho vissuto la casa di mia nonna che era al piano strada e molte volte volte avveniva che servisse qualcosa e mi mandava dalla Signora Licia. Con il vicino si divideva gioia e dispiacere, le porte delle case  sempre semi socchiuse, pronte ad accogliere un saluto, un aiuto, una chiacchiera, una notizia.

Sulla scia di queste memorie e della certezza di appartenere per metà alla comunità analogica, vi propongo un piatto che mia nonna preparò dopo avermi mandato dalla Signora Licia a recuperare quell’uovo che mancava per il pranzo del giorno.

Una ricetta che sa di Lucania, condivisione, semplicità e amore.

 

 

‘CIALLEDD’ DI UOVO E CIPOLLA

Lo so, chi non ama la cipolla muoverà un pò il musetto, ma assicuro che per questa ricetta non se ne può fare a meno.

Il consiglio è di utilizzare la sponsale, difficile da trovare in molte regioni, ma se riuscite, noterete la differenza.

 

INGREDIENTI

  • 300 g di Sponsale
  • 4 uova bio
  • 250 g pomodorini datterino
  •  2 cucchiai di salsa di pomodoro
  • olio evo, sale, peperoncino qb
  • erba cipollina qb
  • 200 g di pane raffermo ( 4 fette da 50 g)

PREPARAZIONE 

  • Pulite la sponsale, lavatela e tagliatela di lungo a strisce.
  • Scaldate una buona dose di olio evo in padella e lasciate cuocere dolcemente la sponsale.
  • Non appena si sarà ammorbidita unite i pomodorini lavati e tagliati in due e la salsa.
  • Aggiustate di sale e peperoncino coprite con un coperchio e lasciate cuocere per 15 min.
  • Trascorso questo tempo create dei piccoli crateri all’ interno della salsa e adagiate le uova che dovranno prendere calore,prestando attenzione a  lasciar morbido il tuorlo.
  • Mentre le uova cuociono, tostate il pane su di una griglia.
  • In pochi minuti le uova saranno cotte..pronti ad impiattare?
  • In una terrina adagiate il pane tostato, adagiate parte della salsa e un uovo a testa.
  • Finite con dell’erba cipollina e servite ben caldo.
FOOD

Le girelle al cioccolato, colazione da urlo.

 

 

Le girelle al cioccolato sono perfette per una colazione da urlo.

Per me, al mattino si affronta il pasto più importante della giornata! Ma non lo è stato sempre.

Quando ero adolescente scappavo di casa solo con il sapore del caffè.Poi,  all’università i ritmi più frenetici, la città e qualche svenimento in tram mi hanno insegnato che fare un buon pasto al mattino, aiuta sicuramente ad affrontare la giornata in modo migliore.

Ho trascorso in parte i miei anni di studentessa universitaria con mia sorella Flavia, condividendo lo stesso appartamento. Lei al contrario di me, la colazione la faceva sempre, soprattutto amava prepararsi torte e ciambelle fatte in casa. Trascorreva i dopocena nella casetta di via dei gerani a sfornare delizie sempre nuove e gustose.

Nostalgica di quegli anni, l’altro pomeriggio eravamo a casa mia e le ho chiesto se le andava di preparare qualcosa insieme.

Ha permesso che scegliessi la ricetta e poichè non vado sempre d’accordo con i lievitati le ho proposto le girelle, che so fanno impazzire anche le piccole Marta e Giulia.

Inutile raccontarvi che abbiamo trascorso un bellissimo pomeriggio come non succedeva da tempo, tra ricordi, risate e qualche piccolo rimprovero…ma va bene anche così.

Non credo ci sia niente di più bello che cucinare in compagnia, trovo sia un momento di grande aggregazione, sintonia e condivisione anche di una certa intimità.Si sviluppa una splendida sinergia che rende questo momento ancora più piacevole.

Sarò sincera per questa ricetta ho contribuito appena, proprio per non rischiare che qualcosa non andasse a buon fine. Eccovi la ricetta delle girelle di Iaia.

 

 

GIRELLE AL CIOCCOLATO di Iaia

Alternativa alla crema gianduia potrebbe essere una marmellata oppure dei frutti rossi

 

 

INGREDIENTI

  • 550 g di Farina Manitoba
  • 120 g di zucchero di canna
  • 1 uovo
  • 250 ml di Latte
  • 50 g di olio di semi
  • 75 g di Cioccolato  in gocce
  • Crema gianduia q,b.
  • Scorza di un limone bio
  • 10 g  di lievito di birra

PROCEDIMENTO

  • In una ciotola capiente, versate il latte e sciogliete il lievito.
  • Aggiungete zucchero, olio, uovo e scorza di limone, amalgamate e pian piano unite la farina.
  • Impastate sino a rendere omogeneo l’impasto, prestando  attenzione a non lasciarlo troppo appiccicoso.
  • Fatelo riposare, sino a diventare il doppio di volume.
  • Una volta lievitato, adagiate l’impasto su carta forno e stendete a forma di rettangolo dello spessore di mezzo centimetro.
  • Con l’aiuto di un cucchiaio adagiate crema gianduia e gocce di cioccolato senza preoccuparvi di stendere in modo omogeneo.
  • Arrotolate l’impasto e tagliate fette da 2 cm l’una.
  • Adagiate in una leccarda con carta forno e fate riposare per 30 min. ancora.
  • Trascorso questo tempo infilate in forno preriscaldato e cuocete a 180°c per circa 20/25 min.

 

 

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